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G.Gurdjieff - I racconti di Belzebu a suo nipote

Georges Ivanovič Gurdjieff (Alexandropol, 14 gennaio 1872 – Neuilly, 29 ottobre 1949), fu filosofo, scrittore, mistico e "maestro di danze" armeno.
Il suo insegnamento combina sufismo e altre tradizioni religiose in un sistema di tecniche psicofisiche che cerca di favorire il superamento degli automatismi psicologici ed esistenziali che condizionano l'essere umano.

La "Quarta Via"
Gurdjeff propose una sua personale classificazione delle tradizioni spirituali esistenti: La prima via, la "Via del Fachiro", basata principalmente su un lavoro sul corpo. La seconda, la "Via del Monaco", basata principalmente su un lavoro sul sentimento.
La terza, la "Via dello Yogi", basata principalmente su un lavoro sulla mente. Secondo Gurdjieff le "vie" tradizionali per lo sviluppo interiore dell'uomo risultano inadatte alla vita dell'uomo occidentale, in quanto richiedono l'abbandono della vita ordinaria per dedicarsi interamente ad esse.
La Quarta Via, la "Via dell'uomo astuto", pone l'accento sull'armonizzazione dell'uomo in tutte le sue parti costituenti, permettendogli di poter continuare la propria vita quotidiana normalmente.
La sua particolarità consiste nell'essere attiva nella vita di tutti i giorni, perché propone l'apprendimento di un "Sapere" antichissimo, tramandato esclusivamente oralmente e per pratica diretta, con il quale l'uomo addormentato può risvegliarsi dal suo torpore profondo, iniziare a conoscere se stesso, ed "aprirsi" a quelle zone luminose interiori, inesplorate e Sacre, attraverso il primo raggiungimento di una nuova qualità di Essere.
Piotr Demianovitch Ouspensky descriveva così:
« Esercizi ritmici accompagnati da musica, danze dervisce, esercizi mentali, studio dei diversi modi di respirare e via di seguito.
Tra i più impegnativi erano gli esercizi di imitazione di fenomeni (para)psichici: lettura del pensiero, chiaroveggenza, manifestazioni medianiche etc.
Prima di iniziare questi ultimi, Gurdjieff ci aveva spiegato che lo studio di questi "trucchi" come li chiamava, era obbligatorio in tutte le scuole orientali, perché era inutile iniziare lo studio dei fenomeni di carattere paranormale senza aver prima studiato tutte le imitazioni e tutte le contraffazioni possibili... Tuttavia il nostro sforzo era indirizzato soprattutto al ritmo, e su strane danze destinate a prepararci ad eseguire in seguito gli esercizi dei dervisci.
Gurdjieff non ci diceva né i suoi scopi né le sue intenzioni, ma da quello che aveva detto all'inizio, si poteva pensare che tutto questo mirasse a condurci verso un miglior controllo del corpo fisico
Katherine Mansfield (era stata accettata nel "lavoro" dopo molte insistenze, quando si trovava ormai in fase terminale da tubercolosi) scriveva:
« Certamente non c'è, sulla faccia della terra, un posto dove si possa ricevere l'insegnamento che si riceve qui. Ma la vita non è facile.
Abbiamo grandi difficoltà, e dei momenti dolorosi. Teoricamente è meraviglioso, ma in pratica comporta sofferenze.»
Boris Mouravieff (amico di Ouspensky, ebbe dei contatti con Gurdjieff senza mai far parte dei suoi "Istituti") scriveva:
" Su quelli che ricadevano nella sua orbita, Gurdjieff esecitava la sua influenza in modo molto semplice, direi brutale. A parte il contenuto del messaggio - lui lo chiamava "lavoro". Questo "lavoro" - a parte le "conversazioni" e gli "esercizi" - consisteva nel persuadere i suoi discepoli di essere letteralmente delle nullità.
Diceva in faccia e senza remore, a ciascuno di loro, che erano né più né meno che delle "merde". (...) E l'influenza ipnotica – il lettore deve saperlo – come ogni influenza naturale è inversamente proporzionale al quadrato della distanza.
Distanza fisica e/o psichica. Gli effetti dell'influenza di Gurdjieff sul suo entourage più prossimo erano visibili. Poteva proporre ai suoi discepoli qualunque assurdità, o anche mostruosità, e sarebbe stata accettata entusiasticamente come una rivelazione."

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